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Vitamina D, effetti sul sistema cardiovascolare: nessuno controlla mai i valori ma un esame può salvarti la vita

Vitamina D, effetti sul sistema cardiovascolare: nessuno controlla mai i valori ma un esame può salvarti la vita

Una garanzia per la vita (depositphotos.com) - www.biomedicalcue.it

Una delle vitamine più importanti per il funzionamento del nostro corpo, e specialmente del cuore. Ecco quali valori tenere sotto controllo.

Il nostro corpo è un insieme di meccanismi preziosi e straordinariamente ben collegati. Ogni funzione corrisponde a un comando, così brillantemente elaborato da Madre Natura.

Col passare degli anni arriva, inevitabilmente la necessità di tenerci sotto controllo. Questa verità vale anche per persone affette, sfortunatamente, da carenze e patologie già dalla nascita o in giovane età.

In particolar modo, le vitamine sono un elemento cruciale per la nostra sopravvivenza. Il sistema immunitario, a lungo andare, risente della loro carenza.

In particolare, la vitamina D è fondamentale per lo sviluppo osseo, il mantenimento della forza dei tessuti degli organi e il rafforzamento del sistema immunitario. E per quello che riguarda il cuore, è ancor più cruciale.

Lo studio cardine

I motivi dietro la correlazione tra vitamina D e salute cardiovascolare sono riportati da uno studio dell’Istituto Nazionale per la Ricerca Cardiovascolare, e da dati confermati dalla Gazzetta dello Sport. Lo studio ha coinvolto 31 esperti di 20 università italiane ed è stato pubblicato su Nutrients (per chi volesse leggerlo, potete scaricarlo tramite Research Gate). Nello specifico lo studio dice che “la vitamina D è sempre più riconosciuta per il suo ruolo nella salute cardiovascolare, oltre che per i suoi effetti ben noti sul metabolismo osseo” e che ha “un’influenza sulla funzione vascolare, sull’infiammazione e sulle vie metaboliche”.

A questo proposito si è spesa anche la professoressa Anna Vittoria Mattioli, docente dell’Università di Bologna e prima firmataria dello studio. In un’intervista con l’Ansa, citata dalla stessa Gazzetta, ha dichiarato: “Le evidenze che collegano bassi livelli di vitamina D a un aumentato rischio cardiovascolare erano già disponibili, ma frammentarie. L’ipovitaminosi D va considerata un nuovo fattore di rischio modificabile, come già accade per altri biomarcatori. Bisogna misurare i livelli di vitamina D del paziente, definire l’obiettivo della terapia in caso di carenza, adattare il trattamento in base alla risposta e monitorare nel tempo i risultati”.

composizione chimica vitamina d
I dati erano frammentari (depositphotos.com) – www.biomedicalcue.it

Ulteriori impatti

Lo studio suggerisce di adottare approcci standard per tutta la popolazione, prendendo in considerazione età, peso, condizioni di salute preesistenti e stili di vita. In particolare, è fondamentale prestare attenzione all’analisi specifica dei livelli di 25(OH)D e, se necessario, anche di 1,25(OH)₂D. Le linee guida consigliano inoltre di mantenere i livelli di vitamina D nel sangue tra 30 e 50 ng/mL, escludendo sia la carenza che l’eccesso.

Infine, evidenzia la Gazzetta, per assumerla serve l’esposizione al sole, con 30 minuti più volte alla settimana per mantenere livelli adeguati. Anche la dieta incide, grazie al consumo di pesci grassi (salmone, sgombro e sardine), tuorlo d’uovo ed integratori come olio di fegato di merluzzo o alimenti fortificati.