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Tumore del rene: le nuove terapie hanno aumentato la sopravvivenza dell’11% dagli anni ’90

Illustrazione di un fiocco viola (Canva FOTO) - biomedicalcue.it

Illustrazione di un fiocco viola (Canva FOTO) - biomedicalcue.it

Fino a qualche tempo fa, il tumore al rene era difficile da curare, mentre ora le probabilità di sopravvivere sono aumentate.

Non molto tempo fa, il tumore del rene era considerato uno di quei nemici silenziosi e subdoli. Non dava segni e spesso veniva scoperto quasi per caso, magari durante una semplice ecografia addominale di routine o un controllo per tutt’altro. Ma oggi le cose sono cambiate. Di parecchio.

Oggi si può dire che, almeno per molte persone, ricevere una diagnosi di carcinoma renale non significa più automaticamente guardare in faccia il peggio. In alcuni casi, anzi, si parla addirittura di guarigione completa. Quando la malattia viene individuata precocemente, cioè quando il tumore è ancora confinato dentro il rene, le probabilità di sopravvivenza sono altissime. Sì, si arriva fino al 93% di sopravvivenza a cinque anni.

Secondo l’American Cancer Society, solo negli Stati Uniti nel 2024 sono stati stimati oltre 81.000 nuovi casi di tumore del rene, la maggior parte dei quali sono carcinomi a cellule renali, o RCC. La parte confortante è che, proprio in questi anni, stiamo assistendo a un costante miglioramento delle terapie e degli esiti clinici. Soprattutto per i casi in fase iniziale, si tratta di una delle forme tumorali più trattabili in assoluto.

Un dettaglio curioso: negli anni ’90 la sopravvivenza in Italia era molto più bassa, e oggi (anche grazie all’evoluzione delle terapie) si è registrato un aumento netto di 11 punti percentuali nella sopravvivenza complessiva. Non è poco, se si pensa che stiamo parlando di vite salvate. E non è un caso se il 19 giugno si celebra il World Kidney Cancer Day, una giornata dedicata proprio a questo progresso.

Quando si può davvero parlare di guarigione

La possibilità di “guarire” da un tumore al rene dipende moltissimo da quando viene scoperto. Come riportato su Onco Daily (17/06/2025), se la diagnosi arriva in fase precoce, cioè quando il tumore è ancora limitato all’organo e non si è diffuso altrove, le chance sono molto buone. In questi casi, l’intervento chirurgico è spesso risolutivo, ma è nello stadio IV che le cose si fanno più delicate (Fonte: OncoDaily). Quando il tumore ha raggiunto organi distanti, non si parla più di “cura” in senso classico, ma piuttosto di gestione a lungo termine. Eppure, anche qui, lo scenario è cambiato radicalmente. Fino a pochi anni fa, si usavano i cosiddetti citochine, farmaci con effetti collaterali pesanti e risultati piuttosto limitati.

Oggi la storia è diversa: grazie all’immunoterapia (come nivolumab e ipilimumab) e ai farmaci mirati (come cabozantinib e axitinib), si possono ottenere risposte durature, in certi casi anche di diversi anni (Fonte: OncoDaily). Uno studio fondamentale, il KEYNOTE-564 (Choueiri et al., 2021), ha dimostrato che il farmaco immunoterapico pembrolizumab, somministrato dopo l’intervento chirurgico in pazienti ad alto rischio, ha ridotto del 32% la probabilità di recidiva. Un dato che ha cambiato le linee guida e il modo in cui si gestiscono le fasi più delicate della malattia. A tutto questo si aggiungono nuovi strumenti diagnostici e predittivi: il modello IMDC (o criteri di Heng), per esempio, aiuta a classificare i pazienti in base a fattori clinici come anemia, stato generale e altri parametri ematici, per scegliere il trattamento più adatto (Heng et al., 2013).

Illustrazione di un medico che incoraggia un paziente (Canva FOTO) - biomedicalcue.it
Illustrazione di un medico che incoraggia un paziente (Canva FOTO) – biomedicalcue.it

Il comunicato stampa Ipsen-Anture

Ogni anno, circa 435.000 persone nel mondo scoprono di avere un tumore del rene. Un numero importante, e purtroppo in aumento, anche tra chi ha meno di cinquant’anni (Globocan, 2022). In Italia, solo nel 2024, le nuove diagnosi stimate sono state quasi 13.300 (Ipsen-ANTURE). Attualmente, nel nostro Paese ci sono circa 154.800 persone che vivono dopo aver ricevuto questa diagnosi, e la sopravvivenza netta a cinque anni si aggira intorno al 71% per uomini e donne (Ipsen-ANTURE). In occasione del World Kidney Cancer Day 2025, celebrato giovedì 19 giugno, Ipsen e ANTURE (Associazione Nazionale Tumore del Rene) hanno lanciato la campagna “Mostra un po’ di amore ai tuoi reni”, un’iniziativa pensata per informare e, soprattutto, per aiutare le persone a prestare maggiore attenzione a questi organi così essenziali ma spesso dimenticati. 

Tra le dichiarazioni rilasciate per l’occasione, spicca quella del Prof. Giuseppe Procopio, direttore del Programma Prostata e della struttura di Oncologia Medica Genitourinaria presso la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. Secondo Procopio, la sopravvivenza dei pazienti affetti da carcinoma renale è in costante crescita: rispetto agli anni ’90, si è registrato un incremento assoluto del 11% nei seguenti 10 anni. Va però detto che, a oggi, questo valore del +11% non risulta documentato in letteratura scientifica (non compare nei principali database epidemiologici come EUROCARE, SEER o ISTAT), e quindi va considerato come una stima clinica, seppur autorevole (Fonte: Ipsen).