Epatite c trapianti (Canva foto) - www.biomedicalcue.it
Più donazioni, meno attese: i nuovi farmaci aprono a trapianti da donatori con epatite C anche per riceventi sani.
Nel mondo dei trapianti, ogni passo avanti può significare una vita salvata. E quando la lista d’attesa si allunga, la possibilità di usare più organi disponibili diventa una priorità assoluta. Negli ultimi anni, grazie a terapie sempre più mirate, l’epatite C non è più una barriera insormontabile.
Un tempo, se un donatore aveva l’epatite C, gli organi venivano destinati solo a pazienti già infetti. Oggi però la medicina ha cambiato le regole: curare l’infezione è diventato semplice e sicuro. I nuovi farmaci riescono a eliminarla con successo nella quasi totalità dei casi, rendendo possibile ciò che fino a ieri era impensabile.
È un cambiamento che nasce non solo dalla scienza, ma anche dalla volontà di offrire una seconda possibilità a chi è in attesa. Come ha spiegato il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Rocco Bellantone, “l’innovazione è una gamba in più” che affianca la solidarietà delle donazioni, rendendo tutto più efficace.
La sfida ora è unire rapidità e sicurezza, per trattare l’eventuale infezione subito dopo il trapianto, senza rallentare il percorso di cura. Una svolta che può alleggerire le liste d’attesa e salvare più persone.
Come riporta l’ANSA, l’Aifa ha dato il via libera all’uso immediato di antivirali potenti e sicuri anche per pazienti sani che ricevono organi da donatori con epatite C attiva. Il trattamento sarà coperto dal Servizio sanitario nazionale e inizierà subito dopo l’intervento, al primo segnale di infezione.
Il Centro nazionale trapianti stima un aumento di circa 150 trapianti all’anno. Un risultato importante che, con la giusta organizzazione, può davvero ridurre l’attesa e aumentare le possibilità di successo.
Fino a oggi si facevano solo 60-70 trapianti all’anno da donatori Hcv-positivi, sempre verso riceventi già infetti. Ora cambia tutto: anche cuori, reni e midolli potranno essere usati su pazienti sani, con la protezione di cure efficaci al 98-99%. Con le nuove indicazioni, si apre invece la possibilità di utilizzare anche cuori e midolli ossei per riceventi sani, con la sicurezza di un trattamento efficace e precoce. Il direttore del Cnt, Giuseppe Feltrin, ha dichiarato che il rischio di trasmissione è elevato, ma che l’efficacia delle terapie raggiunge il 98-99%, con alternative disponibili in caso di resistenza iniziale.
“Possiamo salvare più vite e proteggere la salute pubblica”, ha detto il presidente dell’Aifa Robert Nisticò. Una scelta che unisce scienza e responsabilità, offrendo nuove strade a chi aspetta una seconda possibilità.