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Streptococcus pyogenes: come il blocco del metabolismo batterico riduce il danno tissutale e accelera la guarigione

Una nuova strategia contro Streptococcus pyogenes punta al metabolismo batterico per migliorare la risposta dell’organismo.

Ci sono infezioni che non aspettano. Arrivano all’improvviso, colpiscono in profondità e mettono il corpo in seria difficoltà. È il caso della fascite necrotizzante, una malattia rara ma estremamente pericolosa, in cui i tessuti della pelle e dei muscoli vengono aggrediti con una rapidità che lascia poco margine d’azione.

Uno dei colpevoli principali è lo Streptococcus pyogenes, un batterio che di solito conosciamo per infezioni comuni come la faringite, ma che in alcuni casi può diventare letale. Quando prende la via dei tessuti profondi, si muove velocemente e provoca danni gravi, spesso costringendo i medici a intervenire chirurgicamente per fermarlo.

Curarlo è complicato. Gli antibiotici sono fondamentali, certo, ma da soli non sempre riescono a bloccare l’infezione in tempo. Inoltre, in situazioni così estreme, anche il sistema immunitario fatica a reagire. Per questo, la scienza sta cercando nuovi modi per aiutare il corpo a difendersi meglio e a guarire prima.

Un’idea interessante arriva proprio dal cuore del problema: il metabolismo del batterio. Invece di puntare tutto sulla distruzione di S. pyogenes, alcuni ricercatori hanno deciso di guardare a come vive, come si nutre, e come riesce a creare un ambiente favorevole per sé stesso. E lì, hanno trovato un punto debole.

Colpire il batterio dove non se lo aspetta

Un gruppo di ricerca guidato da Wei Xu, della Marshall University, ha scoperto che S. pyogenes utilizza un particolare processo metabolico per produrre sostanze come acetato e formiato. Questi composti non solo lo aiutano a sopravvivere, ma mandano anche in confusione il sistema immunitario, rendendo più difficile per il corpo reagire all’infezione.

Così, i ricercatori hanno provato a bloccare questo meccanismo usando un inibitore specifico. Nei test condotti su modelli animali, il risultato è stato sorprendente: meno danni ai tessuti, una risposta immunitaria più efficace e ferite che guarivano più velocemente. Come racconta Science Daily, è una nuova prospettiva che guarda alla tolleranza dell’organismo, non solo all’eliminazione del batterio.

Scienziati in laboratorio illustrazione (Canva foto) – www.biomedicalcue.it

Un modo diverso di curare infezioni molto gravi

Questa strategia non punta a sostituire gli antibiotici, ma ad affiancarli, rendendoli più efficaci. Limitando la capacità del batterio di interferire con il nostro sistema immunitario, si crea lo spazio per una guarigione più naturale e veloce. E in casi così delicati, ogni ora guadagnata può fare la differenza.

Secondo i ricercatori, colpire il metabolismo del batterio potrebbe diventare un’arma in più contro infezioni particolarmente aggressive, soprattutto quando il tempo è poco e le difese del corpo sono già sotto pressione. Una soluzione semplice, ma con un potenziale enorme.

Published by
Ilenia Albanese