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Stop al cibo ultra-processato: un intervento innovativo aiuta a tagliare zuccheri e grassi del 50%

Abbuffata di cibo (Depositphotos foto)

Abbuffata di cibo (Depositphotos foto) - www.biomedicalcue.it

Un nuovo studio dimostra che ridurre i cibi ultra-processati è possibile con il giusto supporto: ecco come procedere.

Negli ultimi anni, il nostro modo di mangiare è cambiato radicalmente. Cibi ultra-processati (UPF), come snack confezionati, bibite zuccherate e piatti pronti, hanno invaso supermercati e dispense, diventando una parte normale della dieta quotidiana. Il problema? Sono carichi di zuccheri, grassi poco salutari e additivi che, alla lunga, possono aumentare il rischio di malattie e persino ridurre l’aspettativa di vita. Eppure, eliminarli non è così semplice.

Questi prodotti non sono solo pratici e gustosi: sono progettati per essere irresistibili. La combinazione perfetta di sapori, consistenze e facilità d’uso li rende incredibilmente attraenti, al punto da creare una sorta di dipendenza. Anche chi è consapevole dei rischi fatica a ridurli, complice un ambiente che ce li mette sempre sotto il naso: in TV, sui social, nei distributori automatici, ovunque. L’industria alimentare sa bene come tenerci agganciati.

Un altro ostacolo? Il costo e la disponibilità del cibo sano. Frutta, verdura e proteine di qualità spesso costano di più rispetto agli snack industriali, e non tutti hanno il tempo o le risorse per cucinare pasti equilibrati ogni giorno. La vita frenetica ci porta a scegliere la strada più semplice, e quella strada è spesso piena di prodotti ultra-processati. Alla fine, anche con la migliore delle intenzioni, tornare a un’alimentazione più naturale è più complicato di quanto sembri.

Eppure, nonostante tutto, la maggior parte delle diete e dei programmi nutrizionali non si concentra affatto sulla riduzione degli UPF. Si parla di calorie, di macro, di perdere peso, ma senza affrontare il problema alla radice. Per fortuna, un gruppo di ricercatori della Drexel University ha deciso di cambiare le cose, studiando un metodo innovativo per aiutare le persone a liberarsi, almeno in parte, dai cibi ultra-processati.

Un programma pensato per rompere il ciclo

Il team ha sviluppato un intervento specifico per ridurre il consumo di UPF, testandolo su 14 adulti in sovrappeso o obesi che mangiavano almeno due porzioni di questi cibi al giorno. Lo studio, pubblicato su Obesity and Science Practice, è durato otto settimane e ha combinato educazione alimentare, strategie psicologiche e supporto pratico per aiutare i partecipanti a cambiare abitudini.

Gli incontri, sia di gruppo che individuali, hanno coperto diversi aspetti: capire cosa sono davvero gli UPF e perché fanno male, imparare tecniche di mindfulness per gestire le voglie, migliorare l’ambiente domestico coinvolgendo un membro della famiglia. Un aspetto interessante? Ai partecipanti è stato dato un aiuto economico per acquistare cibi freschi, abbattendo una delle principali barriere all’alimentazione sana.

Hamburger e patatine (Pixabay foto)
Hamburger e patatine (Pixabay foto) – www.biomedicalcue.it

Risultati sorprendenti: meno zuccheri, grassi e calorie

I risultati sono stati notevoli: alla fine del programma, i partecipanti hanno quasi dimezzato il consumo di UPF, sia in termini di calorie che di quantità di prodotti ingeriti. Ma non solo: hanno ridotto l’apporto calorico di oltre 600 calorie al giorno, con effetti positivi sulla dieta in generale. In particolare, l’assunzione di zuccheri aggiunti è calata del 50%, i grassi saturi del 37% e il sodio del 28%.

Anche il peso ha risentito del cambiamento: in media, ogni partecipante ha perso circa 3,5 kg. Una curiosità? Nonostante la drastica riduzione degli UPF, il consumo di frutta e verdura non è aumentato molto. Questo suggerisce che, per rendere una dieta davvero equilibrata, servono strategie ancora più mirate per incentivare il consumo di alimenti freschi e nutrienti. Insomma, il primo passo è stato fatto, ma c’è ancora margine di miglioramento.