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Sterilizzazione nelle strutture sanitarie: le autoclavi

Sterilizzazione nelle strutture sanitarie: le autoclavi

Come ben noto, in ambito sanitario (come per esempio nei laboratori d’analisi, negli ospedali, negli studi dentistici ecc.) l’igiene e la sicurezza microbiologica sono una priorità assoluta. La corretta sterilizzazione di strumenti, materiali e superfici è un requisito fondamentale per prevenire contaminazioni, infezioni crociate e alterazioni nei risultati analitici.

Tra le apparecchiature dedicate ai processi di sterilizzazione, le autoclavi hanno un ruolo fondamentale. Si tratta infatti di strumenti indispensabili che rientrano nella più ampia categoria della strumentazione da laboratorio, la quale include dispositivi di misurazione, preparazione e trattamento dei materiali utilizzati in ambito clinico, biologico e chimico.

L’autoclave è un apparecchio che consente di ottenere la sterilizzazione mediante vapore saturo ad alta pressione e rappresenta una delle tecnologie più efficaci e diffuse per garantire condizioni di lavoro sicure nei laboratori e in altre strutture dell’ambito sanitario e scientifico.

Come funzionano le autoclavi?

L’autoclave sfrutta il principio della sterilizzazione a calore umido (altrimenti detta sterilizzazione a vapore). Il processo si basa sull’impiego di vapore saturo sotto pressione, generalmente a una temperatura compresa di 121°C o 134°C, per un tempo variabile a seconda del materiale che si deve sterilizzare.

Il ciclo di sterilizzazione consta essenzialmente di quattro fasi: pre-vuoto frazionato, pressurizzazione, sterilizzazione e asciugatura del materiale.

Nel corso della prima fase (pre-vuoto frazionato) viene rimossa l’aria dalla camera e dal carico. Così facendo, all’interno dell’apparecchio si crea una condizione di vuoto e può iniziare la generazione del vapore.

La seconda fase è quella della pressurizzazione: il vapore viene portato alla pressione necessaria che consentirà il processo di sterilizzazione vero e proprio. La temperatura che si crea all’interno del macchinario dipende dal programma scelto.

La terza fase è quella della sterilizzazione e la sua durata dipende sia dal tipo di ciclo scelto sia dalla strumentazione da sterilizzare. È in questa fase che tutti i microrganismi e i vari agenti patogeni sono eliminati.

L’ultima fase è quella dell’asciugatura, dopodiché la pressione all’interno del macchinario viene riportata a livelli normali. A questo punto, la strumentazione è pronta per essere utilizzata di nuovo.

L’utilizzo delle autoclavi è regolato da diverse normative tecniche, come per esempio le norme EN 13060, EN 285 ecc.

Tipologie di autoclavi in ambito sanitario

Le autoclavi che vengono utilizzate nelle strutture sanitarie e nei laboratori possono essere suddivise a seconda delle loro dimensioni (più precisamente a seconda della loro capacità), della loro struttura e della modalità d’uso.

Fra le varie tipologie presenti sul mercato, tra le più diffuse si ricordano le autoclavi da banco e le autoclavi verticali.

Le autoclavi da banco, come facilmente si può immaginare, sono apparecchiature piuttosto compatte, progettate per essere collocate su superfici di lavoro e ideali per laboratori di piccole o medie dimensioni, studi dentistici o ambulatori.

A prescindere dalle loro ridotte dimensioni, sono in grado di garantire cicli di sterilizzazione completi e affidabili, supportando il trattamento di strumenti chirurgici, dispositivi medici riutilizzabili e materiali porosi o imbustati.

Le autoclavi verticali (che visivamente ricordano le comuni lavatrici domestiche con carica dall’alto), invece, si caratterizzano da una maggiore capacità interna e si adattano bene a contesti in cui è c’è la necessità di sterilizzare grandi volumi di materiali. Sono di norma utilizzate in laboratori ospedalieri, centri di ricerca o reparti di microbiologia. Il carico, come accennato, avviene dall’alto e i cestelli interni possono contenere recipienti, terreni di coltura, liquidi o strumenti abbastanza voluminosi.

Entrambe le tipologie offrono programmi personalizzabili, interfacce digitali e sistemi di sicurezza integrati.

Per inciso, si deve ricordare che esistono anche autoclavi orizzontali, sia da banco che da pavimento. Queste ultime sono spesso di dimensioni considerevoli. Diversamente da quelle verticali, che si caricano dall’alto, di solito hanno il caricamento frontale.

La manutenzione e la sicurezza d’uso

Affinché l’autoclave possa garantire prestazioni ottimali, è fondamentale una manutenzione regolare, durante la quale saranno verificati i parametri relativi alla pressione e alla temperatura, la pulizia delle guarnizioni, il controllo dei filtri e la taratura dei sensori.

È importante che il personale che utilizza il macchinario abbia la formazione necessaria per utilizzare il macchinario in modo corretto e sicuro, così da evitare errori nella sterilizzazione e infortuni.