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“Stanno per partire i licenziamenti”: muore anche il colosso Starbucks | Dipendenti lasciati a fare la fame con le loro famiglie

Starbucks (Depositphotos foto) - www.biomedicalcue.it

Starbucks (Depositphotos foto) - www.biomedicalcue.it

Il colosso globale del caffè affronta crisi e tensioni interne, tra scelte drastiche di ristrutturazione e proteste dei lavoratori.

Per tanti, tantissimi in realtà, Starbucks vuol dire una cosa semplice: un posto dove sedersi, lavorare col pc, incontrare un amico o concedersi una pausa dolce. Però dietro quell’immagine sempre uguale, quasi rassicurante, negli ultimi tempi qualcosa ha iniziato a scricchiolare.

Non si tratta solo di conti economici, ma di un insieme di fattori che stanno cambiando il modo in cui il caffè viene vissuto e consumato. Anche un gigante che sembrava indistruttibile deve fare i conti con pressioni esterne e problemi interni che rischiano di incrinare il mito.

Con i prezzi che salgono e le famiglie che guardano al portafoglio con più attenzione, non tutti sono più disposti a spendere cifre alte per un cappuccino “alla moda”. E così la catena che aveva trasformato i suoi bicchieroni di carta in uno status symbol globale si ritrova a dover affrontare nuove sfide che non hanno nulla a che vedere con il marketing.

Poi c’è la questione, mai semplice, del rapporto tra azienda e lavoratori. In teoria dovrebbero andare di pari passo, ma quando le scelte aziendali sembrano sacrificare chi lavora ogni giorno nei locali, la tensione cresce. Non sorprende che, accanto ai numeri dei bilanci, emergano sempre più polemiche legate alle decisioni dei manager, decisioni che finiscono per ricadere sulla vita quotidiana di centinaia di persone.

Una situazione caotica

E infine il ruolo di chi sta in alto. I ceo vengono celebrati quando le cose vanno bene, ma diventano il bersaglio perfetto quando la barca inizia a imbarcare acqua. Privilegi, benefit e stipendi milionari fanno molto rumore se accostati a tagli e sacrifici richiesti al personale. È il classico corto circuito: la gente non guarda solo ai numeri, ma anche al simbolo che rappresentano certe scelte.

Sulla carta sembra un progetto di rilancio, ma dietro le slide e le conferenze stampa ci sono persone in carne e ossa. Centinaia di famiglie che ora devono immaginare un futuro diverso. E tutto questo succede mentre la concorrenza cresce e i consumatori americani, stanchi dei soliti prezzi sopra i cinque dollari, iniziano a guardare altrove per il loro caffè mattutino.

Insegna Starbucks (Depositphotos foto) - www.biomedicalcue.it
Insegna Starbucks (Depositphotos foto) – www.biomedicalcue.it

La svolta che cambia il volto del marchio

Come riporta da Cronache di Gusto, Starbucks, nelle ultime settimane, ha fatto un annuncio che pesa come un macigno. Il nuovo capo Brian Niccol ha presentato un piano di ristrutturazione: via 100 caffetterie e con loro 900 posti di lavoro tra Stati Uniti e Canada. Una decisione dura, giustificata con l’idea di “tagliare” i locali che non funzionano e provare a ridare slancio a un brand che da sei trimestri consecutivi registra cali nelle vendite. Accanto a questo, però, è stato promesso un investimento da un miliardo di dollari per velocizzare il servizio e riportare quell’atmosfera di “caffè di quartiere” che aveva reso tutto speciale.

La parte più dura, però, è quella che riguarda i lavoratori. Il sindacato Workers United, che rappresenta più di 12 mila baristi, ha già espresso il suo dissenso. Non è la prima volta: lo scorso dicembre, in pieno clima natalizio, molti dipendenti hanno scioperato in diverse città americane. A Seattle, nel cuore storico del brand, la torrefazione ha scelto la strada della sindacalizzazione e le proteste non si sono fatte attendere. Anche a Chicago un punto vendita sindacalizzato è stato chiuso, accendendo ulteriori polemiche.