Prostata, svolta nella diagnosi e terapia: farmaci innovativi e risonanza magnetica per trattamenti su misura
Esami della prostata (Depositphotos foto) - www.biomedicalcue.it
Nuove terapie e diagnostica avanzata rivoluzionano il trattamento del tumore alla prostata, con farmaci mirati e risonanza di precisione.
Quando si parla di tumore alla prostata, si tende a pensare a una malattia per “anziani”, qualcosa di distante, che riguarda altri. E invece no. È una realtà che coinvolge milioni di uomini in tutto il mondo e che, sempre più spesso, impone di rimettere in discussione abitudini, relazioni, persino il futuro. Negli ultimi tempi, però, si sta facendo strada un nuovo modo di affrontare questo percorso: non più terapie “standard” per tutti, ma trattamenti personalizzati, costruiti intorno alle esigenze di ciascun paziente. Una piccola rivoluzione, che parte dall’ascolto.
La chiave per cambiare rotta? Migliorare la diagnosi. E oggi la tecnologia ci dà una grossa mano. In particolare, la risonanza magnetica prostatica sta trasformando il modo in cui si individuano i tumori, permettendo di evitare interventi inutili e di agire con maggiore precisione. Non si tratta solo di scovare il cancro in anticipo, ma di capire subito se e come intervenire. È un approccio che consente di risparmiare tempo, stress e anche qualche biopsia di troppo.
C’è poi un aspetto meno tecnico, ma altrettanto importante: il coinvolgimento diretto dei pazienti. Sempre più uomini vogliono sapere, capire, scegliere. E questo sta cambiando anche il modo di comunicare tra medico e paziente. Non si tratta solo di dare un’informazione, ma di costruire un percorso condiviso, in cui il paziente si sente parte attiva, non spettatore passivo. Le associazioni dei pazienti stanno spingendo forte in questa direzione, e il messaggio sta finalmente passando.
Nel frattempo, aumentano anche gli studi su fattori che potrebbero influenzare lo sviluppo della malattia, come lo stile di vita, la dieta, il fumo. In Italia, i numeri parlano chiaro: ogni anno oltre 390 mila persone ricevono una diagnosi di tumore, e tra gli uomini la prostata è tra le sedi più frequenti. Ma nonostante la diffusione, il rischio viene spesso sottovalutato, con diagnosi tardive che si sarebbero potute evitare.
Quando la combinazione fa la differenza
Come riporta La Repubblica, durante il congresso Esmo 2025, che si è tenuto a Berlino, è stato presentato un farmaco che sta facendo molto parlare di sé: si chiama darolutamide. È già utilizzato in diverse fasi del tumore prostatico, anche in forme avanzate o resistenti, e i risultati non sono passati inosservati. Secondo lo studio Arasens, se abbinato a terapia ormonale (ADT) e chemioterapia con docetaxel, riduce il rischio di morte del 32%. Un altro studio, Aranote, ha mostrato che anche con la sola combinazione darolutamide + ADT, la progressione della malattia o il decesso si riducono del 46%.
Uno dei motivi per cui questa terapia sta attirando tanta attenzione è la sua buona tollerabilità. In pratica, ha effetti collaterali molto contenuti, simili a quelli del placebo, e questo è fondamentale, soprattutto nei trattamenti di lunga durata. Inoltre, il suo profilo farmacologico permette di adattare le cure alle condizioni del paziente, evitando, se necessario, l’uso della chemioterapia. Si va verso un oncologia più flessibile e su misura.

Diagnosi più intelligenti e armi più mirate
Non si parla solo di farmaci. Anche l’imaging gioca un ruolo cruciale nella gestione della malattia. La risonanza magnetica multiparametrica, ad esempio, si sta affermando come primo step diagnostico. Lo studio Prokomb ha evidenziato come questo approccio possa prevenire molte biopsie inutili, concentrandosi solo sui casi più sospetti. Se la MRI mostra anomalie, si procede. Se è tutto nella norma, si può evitare un esame invasivo. Semplice, ma rivoluzionario.
E poi c’è la medicina nucleare, che sta portando nuove prospettive terapeutiche. Una delle armi più promettenti è il radio-223 dicloruro, un isotopo alfa già approvato per i pazienti con metastasi ossee da carcinoma prostatico avanzato. I nuovi studi — come Peace 3, Radiant e DoRa — stanno valutando come estendere il suo impiego. Intanto, Bayer sta sviluppando anche un mezzo di contrasto a basso dosaggio di gadolinio, utile per chi, come i pazienti oncologici, è sottoposto frequentemente a risonanze. Ogni dettaglio conta, soprattutto quando può fare la differenza nella vita quotidiana di chi affronta un tumore.
