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Percorso neurale dello stress nei topi svela impatto su sonno e memoria

Illustrazione di un esperimento (Canva FOTO) - biomedicalcue.it

Illustrazione di un esperimento (Canva FOTO) - biomedicalcue.it

Questo studio ha svelato alcune informazioni molto interessanti, sia sul sonno che sulla memoria di questi topi.

Non è una novità che lo stress rovini il sonno e appanni la memoria, chiunque abbia passato una notte in bianco a rimuginare lo sa fin troppo bene. Ma ora, un team di neuroscienziati ha trovato una pista concreta: una vera e propria “strada neurale” che, quando attivata, può spiegare il motivo per cui lo stress ha questi effetti così invadenti sul nostro cervello.

Lo studio, guidato da Shinjae Chung dell’Università della Pennsylvania, ha messo sotto la lente una particolare regione del cervello dei topi maschi: il nucleo paraventricolare dell’ipotalamo (PVN). Quando i ricercatori hanno stimolato artificialmente questi neuroni, già noti per essere coinvolti nella risposta allo stress, i topi hanno dormito peggio… e ricordato meno.

L’esperimento ha avuto anche una seconda fase interessante: inibendo gli stessi neuroni PVN nei topi sottoposti a stress, le loro prestazioni mnemoniche sono migliorate, e anche la qualità del sonno è salita un pochino. Non si parla di miracoli, ma il dato c’è.

Il dettaglio forse più intrigante riguarda una connessione specifica: quella tra il PVN e un’altra area cerebrale, l’ipotalamo laterale (LH). È proprio lì che sembra convergere l’effetto domino dello stress sul sonno e sulla memoria.

Un circuito nervoso sotto accusa

Il cuore dello studio sta tutto in questo circuito: i neuroni CRH del PVN. Questi neuroni rilasciano un ormone chiamato corticotropina (CRH), coinvolto nella risposta allo stress, e sembrano avere un ruolo decisivo nel sabotare sia il sonno che i processi di memoria. Attivandoli artificialmente nei topi, i ricercatori hanno visto calare le ore di sonno e peggiorare i risultati in un compito di riconoscimento spaziale, una sorta di test di memoria per roditori.

Il comportamento dei topi sotto stress naturale, cioè non indotto in laboratorio, ha mostrato dinamiche simili. Ma ecco la parte interessante: quando i neuroni CRH del PVN venivano “silenziati” in questi animali stressati, le loro performance mnemoniche miglioravano sensibilmente. E anche se il sonno non tornava proprio perfetto, si notava un aumento, seppur modesto, nel suo livello qualitativo. Insomma, un piccolo ma significativo passo avanti.

Illustrazione di un esperimento con i topi (Canva FOTO) - biomedicalcue.it
Illustrazione di un esperimento con i topi (Canva FOTO) – biomedicalcue.it

Il ruolo dell’ipotalamo laterale

Per capire meglio dove portasse questo circuito, il team ha seguito le tracce dell’attività neuronale fino all’ipotalamo laterale (LH). Hanno scoperto che tanto lo stress quanto l’attivazione artificiale dei neuroni del PVN andavano ad accendere proprio quest’area. Il legame tra le due regioni (PVN e LH) sembra dunque essere il ponte diretto attraverso cui lo stress influisce sulla memoria e sul sonno.

Lo studio, pubblicato sul Journal of Neuroscience, suggerisce che l’interazione tra queste due zone ipotalamiche regola gli effetti negativi dello stress. Un meccanismo finora poco esplorato ma ora messo in luce da dati sperimentali precisi. Anche se lo studio si è concentrato solo su topi maschi, un dettaglio da non trascurare, apre uno spiraglio interessante per future terapie contro i disturbi da stress, con effetti sia sulla memoria che sulla qualità del sonno.