Pane, non prendere il primo che trovi sul banco: non si tratta sempre di pane fresco | Lo dice l’etichetta: basta leggerla
Pane e pericoli (Pixabay foto) - www.biomedicalcue.it
Non sempre quello che trovi al forno è davvero pane fresco: ecco cosa guardare per non farti fregare e scegliere bene.
C’è chi quando entra in panetteria va dritto sul solito filone, lo prende senza pensarci due volte. Ma siamo sicuri di sapere davvero cosa stiamo comprando? Il pane sembra tutto uguale a prima vista, ma dietro quella crosticina dorata possono nascondersi storie molto diverse. E no, non sempre si tratta di pane appena sfornato.
Alcuni, magari quelli cresciuti con il profumo del forno in casa o con la nonna che impastava a mano, riescono a capire subito se una pagnotta è fresca o “trattata”. Altri invece, e non è una colpa, semplicemente non sanno distinguere. O forse non si pongono nemmeno la domanda, pensando che se è al banco, allora è buono. Ma non è proprio così semplice.
In Italia il pane è una cosa seria. Non parliamo solo di cibo, ma di tradizione vera e propria. Pensa al pane di Altamura o a quello di Matera: sono prodotti che ci invidiano ovunque, ma che spesso vengono messi sullo stesso piano di panini industriali, solo perché condividono l’aspetto esteriore. E invece ci sono differenze enormi, anche se non sempre sono visibili.
Il punto è che serve più attenzione da parte di chi compra, ma anche più trasparenza da parte di chi vende. Non possiamo affidarci solo all’olfatto o all’intuito. A volte, basta leggere l’etichetta per capire che qualcosa non torna. E se le regole non sono chiare, il rischio di essere fregati è dietro l’angolo. O dietro lo scaffale, ecco.
Una legge che prova a fare chiarezza
Nel 2018 già si era cercato di mettere un po’ d’ordine con il decreto n. 131, che obbligava a scrivere se il pane era “conservato” o “a durabilità prolungata”. Ma oggi si va oltre. È arrivata una proposta normativa — codice 2025/0282/IT, presentata a giugno 2025 alla Commissione Europea — che vuole dare più valore al vero pane fresco italiano.
Non si tratta solo di proteggere il consumatore (che, tra l’altro, era già previsto nel decreto precedente), ma di salvare un pezzo importante della nostra cultura alimentare. E soprattutto, di fare in modo che un prodotto genuino non venga confuso con qualcosa che ha passato più tempo in freezer che in forno.
Cosa trovi (davvero) scritto sull’etichetta
Le nuove regole sono abbastanza chiare, come riporta buonissimo.it. Il pane può essere chiamato “fresco” solo se non ha subito congelamenti o trattamenti conservanti, e se viene prodotto e venduto entro 72 ore. Non vale più dire “appena fatto” se il prodotto è stato scongelato quella mattina: ci vogliono fatti, non slogan.
In più, l’etichetta deve spiegare tutto: ingredienti, origine, processo produttivo. E no, non si può più mettere pane fresco vicino a quello congelato. Troppo facile confondere il cliente. Ci saranno anche controlli, da parte delle ASL o dei comuni. E un’ultima cosa importante: solo chi rispetta regole precise può usare la dicitura “Made in Italy”. Altrimenti scattano multe.