“Oggi non riesco a parlare”: quel balbettio non è un problema di stanchezza, ma un sintomo | Nasconde una patologia che distrugge la mente

Balbettio (Depositphotos foto) - www.biomedicalcue.it
Quando le parole iniziano a mancare, potrebbe non essere solo stanchezza: segnali sottili che meritano attenzione immediata.
Capita, no? Ti svegli e senti che le parole non escono come dovrebbero. Magari ti dici che è solo stanchezza, che hai dormito male o hai la testa altrove. Però… ecco, a volte dietro un “oggi faccio fatica a parlare” si nasconde qualcosa che va ascoltato meglio. Non sempre è solo questione di stress o nervi. Ci sono segnali minuscoli, quasi impercettibili, che lanciano messaggi forti.
Viviamo in una routine così veloce che tutto quello che non è urgente passa in secondo piano. Un’esitazione, una parola che non viene, un pensiero che si impasta sulla lingua. Lo notiamo, certo, ma poi via, si corre. Spesso è chi ci sta vicino, giorno dopo giorno, a cogliere quello che stona. Il linguaggio cambia, anche solo un po’, e se cambia lui… forse è cambiato qualcosa anche dentro.
Per chi assiste qualcuno da vicino, certi dettagli diventano impossibili da ignorare. Non è solo una dimenticanza ogni tanto o una parola sbagliata. È un insieme di piccole stranezze che, tutte insieme, fanno suonare un campanello. Ma il guaio è che non sempre si riesce a capire cosa sta succedendo. E il tempo, purtroppo, corre più veloce dei sospetti.
Poi c’è anche tutto il resto: la gente, i commenti, chi guarda da fuori. “Ma sarà solo una fase”, “è l’età”. E invece no. Chi vive quella realtà lo sa. Chi sta accanto a qualcuno che cambia, lo sente, anche se non sa dargli subito un nome. E il giudizio degli altri, in certi momenti, fa solo più rumore.
Quando qualcosa non torna
Emma Heming Willis lo ha raccontato senza giri di parole, ospite del podcast Next Question di Katie Couric. Tutto è iniziato con un balbettio, tornato così, all’improvviso. Bruce aveva già balbettato da piccolo, e all’inizio sembrava solo un ritorno di quella vecchia abitudine. Mai avrebbe immaginato che fosse l’inizio di qualcosa di molto più serio.
Col passare del tempo, però, il quadro è cambiato. Le parole non uscivano più naturali, l’espressione diventava sempre più forzata. Emma ha spiegato che sentiva qualcosa fuori posto, anche se non riusciva a metterlo a fuoco. Non era solo confusione, era un senso di smarrimento condiviso. E da lì, poco a poco, è cominciata la ricerca di risposte.
Una scoperta dura da accettare
Quel balbettio, in realtà, era il primo segnale di una demenza frontotemporale. Una diagnosi pesante, inaspettata, che ha stravolto la vita della famiglia Willis. “Non pensavo minimamente potesse essere un sintomo di demenza”, ha detto Emma. E invece sì, lo era.
Nel suo racconto, riportato anche da Il Fatto Quotidiano, Heming ha sottolineato quanto sia importante fidarsi del proprio istinto. Se una persona che ami cambia improvvisamente modo di parlare o atteggiamento, bisogna insistere, farsi sentire, chiedere aiuto. Non fermarsi alla prima risposta vaga. Perché, a volte, una parola mancata è molto più di una dimenticanza. La triste esperienza di Bruce Willis può essere un monito per tutti coloro che si trovano davanti ai primi sintomi di queste subdole malattie.