Lo spazio accelera l’invecchiamento delle cellule staminali umane: la scoperta della UC San Diego

Cellule staminali e spazio (Canva foto) - www.biomedicalcue.it
Un nuovo studio rivela come l’ambiente spaziale possa influenzare i meccanismi cellulari legati all’invecchiamento umano.
Vivere nello spazio non è solo una sfida per i muscoli e le ossa: è una prova estrema per ogni cellula del nostro corpo. Tra microgravità, radiazioni e isolamento, gli astronauti affrontano condizioni che mettono a dura prova anche i meccanismi biologici più profondi. E proprio queste condizioni stanno diventando uno specchio per capire meglio come funziona l’invecchiamento umano.
Negli ultimi anni, l’attenzione della ricerca si è spostata sempre più sulle cellule staminali, in particolare quelle che danno origine al sangue. Sono cellule fondamentali per la nostra salute e per la risposta del sistema immunitario, e capire come reagiscono nello spazio potrebbe cambiare il modo in cui interpretiamo l’invecchiamento anche qui sulla Terra.
Alcuni esperimenti, come il famoso Twins Study della NASA, avevano già mostrato che lo spazio può modificare il DNA, accorciare i telomeri e alterare il microbioma. Ma restava una domanda aperta: cosa succede, nel dettaglio, alle nostre cellule più “primitive” quando lasciano la Terra? Ed è proprio da questa curiosità che nasce il nuovo studio dell’Università della California San Diego.
Grazie a tecnologie sofisticate, i ricercatori hanno osservato da vicino il comportamento delle cellule staminali coltivate in orbita. Una ricerca che unisce scienza, innovazione e futuro, e che offre uno sguardo inedito su come il nostro corpo reagisce allo spazio — e forse anche su come potremmo proteggerlo meglio.
Nello spazio, le cellule si affaticano prima
Lo studio, condotto dal Sanford Stem Cell Institute in collaborazione con Space Tango, ha seguito cellule staminali umane inviate sulla Stazione Spaziale Internazionale. Per farlo, sono stati usati nanobioreattori intelligenti capaci di monitorare le cellule in tempo reale durante missioni della durata di oltre un mese.
Il risultato? Le cellule tornate dallo spazio mostravano segni evidenti di invecchiamento precoce: erano più stressate, meno efficienti e meno capaci di generare cellule sane. I ricercatori hanno osservato danni al DNA, telomeri più corti e infiammazioni mitocondriali — tutti segnali che ricordano ciò che accade naturalmente con l’avanzare dell’età.
Una scoperta che guarda oltre le stelle
“Lo spazio è il test da stress definitivo per il corpo umano”, ha spiegato Catriona Jamieson, direttrice del Sanford Stem Cell Institute. E proprio grazie a questo “stress test”, i ricercatori hanno scoperto che l’ambiente spaziale può far invecchiare più velocemente le cellule staminali del sangue. Una notizia che apre molte domande, soprattutto in vista di future missioni più lunghe e lontane.
La parte sorprendente è che, una volta tornate in un ambiente giovane e sano, le cellule danneggiate hanno mostrato segni di recupero. Questo fa sperare in possibili strategie per “ringiovanirle”, anche qui sulla Terra. Come racconta UC San Diego, la ricerca non si ferma qui: il team ha già in programma nuove missioni per capire come proteggere meglio la salute umana nello spazio — e forse, anche come rallentare l’invecchiamento sulla Terra.