I turbinati sono strutture spugnose che si trovano internamente alle cavità nasali. In ciascuna cavità nasale ci sono di norma tre turbinati: inferiore, medio e superiore. In alcune persone è presente anche un quarto turbinato, detto supremo, ma si tratta di casi non molto comuni.
Possiamo descriverli come lamine ossee ricoperte più internamente da tessuto molto vascolarizzato e, più esternamente, da mucosa respiratoria.
I turbinati, noti anche come cornetti o conche nasali, svolgono diverse funzioni: riscaldano, filtrano e inumidiscono l’aria che scorre nella cavità nasale e filtrano particelle estranee e allergeni, impedendo loro di raggiungere più in profondità le vie respiratorie.
In alcuni casi i turbinati si ingrossano in modo eccessivo: in questo caso si parla di ipertrofia dei turbinati. Si tratta di un disturbo piuttosto comune che determina congestione nasale e difficoltà respiratoria, manifestazioni che a loro volta possono causare disturbi del sonno e apnee notturne.
Dal momento che si tratta di una condizione piuttosto comune, è interessante conoscerne cause, sintomi e trattamento. Quest’ultimo può essere farmacologico e chirurgico; nell’ultima parte dell’articolo, quindi faremo un breve cenno su come avviene l’operazione ai turbinati.
L’ipertrofia può interessare tutti i turbinati, ma, più frequentemente, quelli medi e quelli inferiori. A seconda della causa scatenante, l’ipertrofia può essere acuta oppure cronica. Esistono anche casi, piuttosto rari, di ipertrofia congenita, già presente al momento della nascita.
Tra le cause più comuni si ricordano il raffreddore, la rinite (infettiva, allergica o vasomotoria), la sinusite, la deviazione del setto nasale, le allergie, l’utilizzo protratto di decongestionanti nasali e l’esposizione cronica a inquinanti o al fumo passivo.
L’ipertrofia dei turbinati tende a manifestarsi con congestione nasale e difficoltà respiratorie. L’ingrossamento infatti riduce lo spazio all’interno delle cavità del naso e ostacola il passaggio dell’aria. La respirazione tende a farsi più difficoltosa quando si è in posizione supina, per esempio durante il riposo notturno. Infatti, come accennato, l’ipertrofia dei turbinati può disturbare il sonno, causare russamento e, nei casi più gravi, episodi di apnea notturna.
Altre possibili manifestazioni legate al disturbo sono riduzione della percezione degli odori (iposmia), respirazione con la bocca (e conseguenti secchezza di fauci e gola), alitosi, mal di testa, aumentata produzione di muco, voce nasale, ovattamento degli orecchi, raffreddori frequenti e più lenti a guarire.
Tendenzialmente l’ipertrofia esordisce in modo graduale, incostante, per poi manifestarsi in modo più persistente.
Se il medico curante sospetta un’ipertrofia dei turbinati può suggerire una visita otorinolaringoiatrica. Dopo un’accurata anamnesi, ovvero la raccolta di informazioni relative ai sintomi riferiti dal paziente e su patologie che potrebbero aver determinato l’ingrossamento delle mucose (per esempio una sinusite, un raffreddore o un’allergia), sono necessari sia un esame clinico, sia esami strumentali come la rinoscopia e l’endoscopia nasale.
È possibile anche che lo specialista richieda una rinomanometria, un esame che misura il flusso e la pressione dell’aria nelle cavità nasali per valutare in modo oggettivo il grado di ostruzione respiratoria.
Allo scopo di individuare la causa sottostante potrebbero essere richiesti anche test allergologici.
Il trattamento dell’ipertrofia dei turbinati può essere conservativo o chirurgico.
La terapia conservativa si basa sull’utilizzo di terapie a base di farmaci antinfiammatori, antibiotici, antistaminici o cortisonici. Altri rimedi possibili sono i lavaggi delle cavità nasali con soluzioni saline sterili o la terapia inalatoria termale.
Quando la terapia conservativa non dà gli effetti sperati, si può ricorrere a un trattamento chirurgico mini-invasivo. Esistono varie tecniche ed è il chirurgo a indicare quella più appropriata al caso specifico.
Alcuni di questi interventi, come la turbinoplastica con radiofrequenza e il trattamento laser con diodi vengono effettuati in anestesia locale, mentre altri, come la decongestione sottomucosa endoscopica e la turbinectomia parziale richiedono l’anestesia generale.