Un nuovo studio basato su risonanza magnetica 3D mostra che la forma del muscolo gluteo può segnalare la presenza di diabete di tipo 2, con effetti diversi tra uomini e donne. Un’indagine che apre nuove prospettive sulla diagnosi precoce e personalizzata attraverso l’imaging muscolare.
Un nuovo studio condotto da ricercatori del University of Westminster e presentato alla conferenza annuale della Radiological Society of North America (RSNA) ha portato alla luce una correlazione significativa tra la forma del muscolo gluteo massimo e il diabete di tipo 2. A differenza degli approcci precedenti, focalizzati su massa e volume muscolare, questa ricerca utilizza tecniche avanzate di mappatura 3D su risonanza magnetica (MRI) per rilevare alterazioni morfologiche complesse legate a fattori metabolici e funzionali.
L’elemento più interessante? La morfologia del gluteo cambia in modo diverso tra uomini e donne affetti da diabete, aprendo la strada a nuove forme di diagnosi personalizzata basata su sesso e struttura muscolare.
Il gluteus maximus è uno dei muscoli più grandi e metabolicamente attivi del corpo umano. È coinvolto in funzioni essenziali come camminare, stare in piedi, salire le scale, ma anche nella regolazione del metabolismo basale. La sua composizione e forma riflettono direttamente il livello di attività fisica, l’invecchiamento, la fragilità e le condizioni croniche come il diabete.
Secondo Dr. E. Louise Thomas, professoressa di imaging metabolico e autrice principale dello studio, la struttura del gluteo fornisce indizi fondamentali non solo sullo stato funzionale dell’apparato muscolo-scheletrico, ma anche sull’omeostasi insulinica e sulla salute endocrina.
Il team ha analizzato dati derivanti da oltre 61.000 esami MRI provenienti dalla piattaforma UK Biobank, una delle banche dati più complete al mondo in ambito biomedico. Gli esami sono stati integrati con 86 variabili cliniche e di stile di vita, tra cui:
Grazie a sofisticati algoritmi di mappatura tridimensionale, i ricercatori hanno ottenuto una rappresentazione precisa della forma e composizione muscolare, isolando pattern associati al diabete in maniera non invasiva.
Uno dei risultati più rilevanti dello studio riguarda la differenza morfologica del gluteo tra i sessi nei pazienti diabetici:
Questa divergenza suggerisce risposte biologiche completamente diverse alla stessa condizione patologica, rafforzando l’idea che il diabete debba essere affrontato anche in ottica sesso-specifica.
Il metodo utilizzato nello studio, la mappatura 3D da risonanza magnetica, rappresenta un passo avanti decisivo rispetto all’analisi tradizionale di sezioni singole. Questa tecnica consente:
Come sottolinea Dr. Marjola Thanaj, coautrice e senior research fellow al Research Centre for Optimal Health, “il nostro approccio ha permesso di vedere *dove* e *come* la struttura muscolare cambia, superando le limitazioni delle precedenti misurazioni basate solo sul volume.”
Lo studio ha inoltre evidenziato che i soggetti con livelli elevati di fitness, misurati attraverso forza della presa e attività fisica intensa, tendono ad avere un gluteo con forma più marcata e strutturalmente conservata.
Al contrario, il prolungato tempo sedentario, l’invecchiamento e lo stato di fragilità sono correlati a una riduzione significativa della forma muscolare, anche in assenza di variazioni visibili di volume.
La forma del gluteo massimo può quindi diventare un biomarcatore precoce di declino funzionale e di compromissione metabolica. Questo è particolarmente utile per:
Il concetto di “muscle shape signature” si inserisce perfettamente nella medicina predittiva e di precisione. Non si tratta più di misurare semplicemente quanto muscolo c’è, ma come è strutturato e distribuito, e cosa ci racconta sullo stato sistemico del paziente.
In futuro, potremmo assistere a:
Lo studio presentato all’RSNA 2025 non solo rivoluziona il modo in cui pensiamo al diabete, ma propone il gluteo massimo come nuovo organo sentinella per la valutazione del rischio metabolico e funzionale.
Con oltre 61.000 esami MRI analizzati e l’impiego di tecniche 3D all’avanguardia, la ricerca dimostra che il tessuto muscolare può raccontare molto di più della sola forza fisica: è un indicatore preciso di salute sistemica, stato infiammatorio e longevità metabolica.