Giorgio Armani è morto: lo stilista italiano aveva 91 anni
Giorgio Armani è morto (Depositphotos foto) - www.biomedicalcue.it
Con discrezione e rigore, Armani ha incarnato per decenni un’eleganza senza tempo e ha anche affrontato ogni sfida con riservatezza e precisione, senza mai cedere alle mode passeggere.
Il percorso della leggenda
Originario di Piacenza, Armani si trasferì a Milano dopo la guerra. Dopo aver abbandonato gli studi in medicina, iniziò a lavorare come vetrinista alla Rinascente nel 1957. Le sue prime esperienze nel mondo della moda arrivarono grazie alla collaborazione con Nino Cerruti negli anni ’60, dove affinò il suo talento creativo.
Nel 1975 fondò la sua maison, Giorgio Armani S.p.A., lanciando subito anche una linea femminile. L’attenzione al prêt‑à‑porter e al quotidiano rese il suo stile accessibile e rivoluzionario. La sua giacca destrutturata, simbolo di eleganza pratica, inaugurò una nuova estetica nella moda moderna.
La visione di Armani trovò terreno fertile nella Milano del boom economico. A differenza di molti stilisti dell’epoca, seppe interpretare il cambiamento sociale e culturale, offrendo un guardaroba funzionale ma sofisticato, in linea con le esigenze di una nuova generazione di donne e uomini.
Nel 1982 fu il primo stilista italiano a comparire sulla copertina di Time Magazine, un traguardo epocale che sanciva il suo status internazionale.
Un impero in evoluzione
Armani fu pioniere non solo nel mondo dell’abbigliamento: nel corso degli anni ha creato linee come Emporio Armani, Armani Casa, A/X Armani Exchange, oltre a collane beauty, profumi, arredamento, hospitality, caffè e hotel di lusso. Importante anche la creazione di spazi culturali come il museo Armani/Silos a Milano.
Nel 2024 il gruppo Armani ha generato oltre 2,3 miliardi di euro di fatturato, consolidando una presenza globale imperiosa. I riconoscimenti internazionali — tra cui retrospettive al Guggenheim e onorificenze come la Légion d’Honneur — riflettono la portata del suo lavoro e del suo impatto culturale.
Armani ha costruito un impero fedele alla sua visione, restando indipendente da gruppi finanziari, una scelta rara nel panorama del lusso. Questo gli ha permesso di preservare la sua identità e continuare a innovare secondo una logica personale e coerente.
Il suo lavoro ha attraversato decenni e stili, mantenendo intatta una coerenza estetica fatta di pulizia formale, equilibrio tra tradizione e modernità, e un profondo rispetto per chi indossa i suoi capi.
Lo stile del “Re”
Armani ha trasformato il concetto di abbigliamento professionale, introducendo tagli puliti, palette raffinate (greige, blu Armani, grigi), e ispirazioni culturali che spaziavano dal cinema in bianco e nero allo stile orientale.
Iconiche le sue collaborazioni con il cinema: da Diane Keaton agli Oscar del 1978, allo stile rivoluzionario di American Gigolò, fino ai costumi per The Untouchables. Armani ha plasmato la percezione dell’abito su schermo e fuori.
Il suo stile è stato definito come una forma di minimalismo emozionale, capace di comunicare rigore, classe e introspezione senza eccessi. I suoi capi non gridano, ma lasciano il segno.
Tra le sue innovazioni più durature vi è la ridefinizione del concetto di gender fluid nella moda: la sua giacca ha superato le barriere tra maschile e femminile, diventando un simbolo di libertà sartoriale.
Eredità e celebrazioni
Giorgio Armani è stato protagonista di un ecosistema che ha ridefinito il lusso e l’indipendenza imprenditoriale. Anche dopo problemi di salute nel 2025, ha conservato un controllo saldo sull’azienda, pianificando una successione graduale assieme ai suoi collaboratori più fidati, come Leo Dell’Orco.
In occasione dei 50 anni della maison, era già prevista una grande mostra alla Pinacoteca di Brera e una piattaforma digitale in arrivo con il Festival di Venezia. Ora, questi eventi assumono un tono commemorativo, celebrando un’eredità destinata a influenzare il design ancora a lungo.
Le sue ultime sfilate hanno celebrato non solo l’estetica, ma anche la memoria e l’identità, trasformando il fashion show in un vero e proprio atto culturale.
Molti dei suoi collaboratori e amici storici lo ricordano come un uomo di rara lucidità e visione, capace di coniugare eleganza e sostanza come pochi altri nella storia della moda.
Un’eredità senza tempo
L’addio a Giorgio Armani non è solo la chiusura di una carriera: è la fine di un’epoca in cui la moda è stata sinonimo di sobria ma profonda riflessione estetica. La sua capacità di fondere rigore tecnico e sentimento culturale lo rende una figura di risonanza universale.
Armani ha vestito generazioni e ispirato stili di vita, mostrando che l’eleganza autentica è frutto di equilibrio, ascolto e comprensione del mondo. Il suo nome continuerà a vivere, simbolo di un’Italia che sa innovare con grazia.