Dagli Stati Uniti il primo ginocchio bionico integrato ad ossa e muscoli
Innovazione e ricerca (depositphotos.com) - www.biomedicalcue.it
Un ginocchio bionico impiantabile, capace di comunicare con i muscoli e ripristinare i movimenti naturali in pazienti amputati!
Grazie all’unione di biomeccanica, chirurgia e neuroingegneria, la protesica ha compiuto passi da gigante, arrivando a concretizzare un obiettivo a lungo sognato: una profonda integrazione tra meccanica e corpo umano.
Non si parla più di semplici protesi, ma di elementi che diventano parte integrante dell’organismo, restituendo la capacità di movimento in modo incredibilmente naturale!
La prova arriva dagli Stati Uniti, dove, grazie al lavoro del Massachusetts Institute of Technology, è stato realizzato il primo impianto al mondo di un ginocchio bionico completamente integrato nei tessuti di due pazienti amputati sopra il ginocchio.
Se approvato su larga scala, questo tipo di dispositivo potrebbe rivoluzionare la vita di milioni di persone amputate, superando i limiti delle protesi passive e restituendo ai pazienti non solo la funzionalità, ma anche la sensazione di integrità del proprio corpo.
Una tecnologia integrante
Il progetto, riportato dall’ANSA e pubblicato su “Science”, ha coinvolto due uomini che, in seguito all’amputazione, hanno ricevuto un sistema biomeccanico all’avanguardia. Il dispositivo include una barra in titanio inserita nel femore residuo, che non solo garantisce stabilità e resistenza al carico, ma funge anche da collegamento con un sistema robotico tramite 16 elettrodi integrati.
Questi sensori catturano in tempo reale le informazioni dai muscoli coinvolti nel movimento dell’arto e le trasmettono al ginocchio artificiale. In questo modo, il dispositivo riesce a calcolare e applicare autonomamente la forza necessaria per compiere movimenti precisi, fluidi e veloci, imitando il funzionamento di un arto naturale. Il risultato? I pazienti coinvolti nello studio hanno dimostrato una maggiore abilità nel camminare più velocemente, salire le scale e superare ostacoli, rispetto a chi utilizza protesi tradizionali.
La vera novità
Ma la vera novità non è solo nel movimento. Secondo l’Ansa, entrambi gli uomini hanno dichiarato di percepire la protesi come parte integrante del proprio corpo. Questo è stato possibile grazie a una tecnica chirurgica sviluppata in precedenza dallo stesso team di ricercatori, che permette di ricollegare i muscoli estensori e flessori in coppie. Questa tecnica, già utilizzata con successo per le amputazioni sotto il ginocchio, è stata ora estesa anche alle amputazioni femorali, migliorando ulteriormente il controllo neuro-muscolare della protesi.
In questo modo, la tecnologia non si limita a sostituire l’arto mancante, ma si fonde come un tutt’uno con l’anatomia residua e la neurofisiologia del paziente, facilitando non solo il movimento, ma anche la percezione sensoriale del dispositivo come un’estensione di sé. La procedura dovrà ora essere testata su un numero più ampio di pazienti, ma gli autori della ricerca, guidati da Hugh Herr, riporta la fonte, sperano che questa tecnologia possa diventare un punto di riferimento per le amputazioni più complesse. Il progetto, oltre a migliorare le capacità motorie, apre sicuramente nuove prospettive nella riabilitazione, nell’interazione tra uomo e macchina e nel recupero dell’autonomia di movimento.