Addio alla pasta: troppo pericolosa per continuare a mangiarla | Avviso del Ministero della Salute: dovete farla sparire dalle tavole

Pasta e pericoli (Depositphotos foto) - www.biomedicalcue.it
Uno studio europeo rivela dati allarmanti: un alimento simbolo della dieta mediterranea potrebbe non essere più così sicuro.
Negli ultimi tempi, si parla sempre più spesso di cosa finisce nei nostri piatti. Non è più solo questione di gusto o tradizione, ma anche di sicurezza e consapevolezza. Le persone vogliono sapere da dove arriva quello che mangiano, come è stato prodotto e quanto può essere davvero salutare.
E, paradossalmente, a finire sotto la lente d’ingrandimento non sono più solo i cibi esotici o super processati. A preoccupare, ora, sono anche gli alimenti di casa nostra. L’attenzione sull’ambiente e su come influenzi la qualità del cibo è cresciuta tantissimo.
Pratiche agricole sempre più aggressive e la corsa a soddisfare la domanda globale stanno trasformando il concetto stesso di agricoltura. E non sempre in meglio. Di conseguenza, quello che prima era considerato “sicuro a prescindere” inizia a diventare un punto interrogativo. Un esempio? Proprio uno degli alimenti più iconici delle nostre tavole.
Non è semplice per chi ha il compito di tutelare la salute pubblica trovare un equilibrio. Da una parte c’è il bisogno di informare i cittadini, dall’altra quello di non generare allarmismi inutili. Però quando a lanciare l’allarme è la comunità scientifica, sostenuta da dati concreti, è difficile far finta di niente.
Un problema serio
Perché il problema non arriva da chissà dove. Non si tratta di una novità strana o di una moda passeggera. Stavolta l’attenzione si è concentrata su qualcosa di familiare, che consumiamo ogni giorno, spesso più volte al giorno. Qualcosa che fa parte della nostra cultura, delle nostre abitudini e perfino della nostra identità. E proprio per questo l’allarme risuona ancora più forte.
Il timore, fondato, è quello legato all’esposizione prolungata. Malattie cardiovascolari, problemi ormonali, disturbi neurologici: i residui dei pesticidi, anche in dosi minime ma continue, potrebbero avere conseguenze importanti sulla salute. Si apre quindi una fase delicata per tutta la filiera agroalimentare, che dovrà affrontare un bivio non più rimandabile: produrre di più o produrre meglio?
Una scoperta che non si può ignorare
Come riporta Money.it, uno studio guidato da David Fernández Calviño dell’Università di Vigo e pubblicato sul Journal of Hazardous Materials ha sollevato un bel polverone. Su 188 campi di grano analizzati in otto Paesi europei, nel 99% sono state trovate tracce di pesticidi. Un numero enorme. In tutto, sono state identificate 73 sostanze diverse, tra cui alcune abbastanza pesanti come l’ossido di fenbutatina e derivati del glifosato.
La parte più inquietante? L’uso di pesticidi è aumentato del 12% negli ultimi dodici anni. Ma non è tutto: anche nei campi coltivati con metodi biologici sono stati rilevati ben 35 pesticidi. Una cosa che fa riflettere parecchio. La contaminazione sembra estendersi anche a zone “pulite”, forse a causa della persistenza nel terreno o della vicinanza con coltivazioni tradizionali. E alcuni Paesi – tipo Germania, Danimarca e Belgio – hanno mostrato livelli davvero alti. Per questo, quando si acquistano prodotti derivanti dal grano come la pasta, bisogna sempre leggere con cura le etichette.