Invecchiamento genetico accelerato nei giovani che usano lettini abbronzanti: cosa rivela la nuova ricerca
Questo accelera il rischio di mutazioni cutanee cancerogene, rendendo il fenomeno un rilevante problema di salute pubblica.
Un recente studio condotto da UC San Francisco e Northwestern University ha rivelato che i giovani utilizzatori di lettini abbronzanti presentano un invecchiamento genetico della pelle pari, e in alcuni casi superiore, a quello di persone di oltre 70 anni.
Un nuovo studio collega l’abbronzatura artificiale a mutazioni cutanee precoci
L’esposizione a raggi UV, soprattutto attraverso l’uso di lettini abbronzanti, è da tempo correlata a un aumento del rischio di tumori cutanei. Ma la ricerca pubblicata il 12 dicembre 2025 su Science Advances fornisce per la prima volta una prova diretta degli effetti genetici dell’abbronzatura artificiale: la pelle dei giovani utilizzatori mostra un numero di mutazioni genetiche superiore rispetto a quella di individui di età doppia.
A guidare lo studio è stato un team interdisciplinare delle università di UC San Francisco e Northwestern, sotto la supervisione del Prof. A. Hunter Shain, con la collaborazione del dottorando Bishal Tandukar, primo autore della ricerca.
Più mutazioni nei trentenni che usano i lettini rispetto agli over 70
Il dato che emerge è particolarmente allarmante: nei soggetti tra i 30 e i 40 anni che fanno uso regolare di lettini UV, è stata rilevata una densità di mutazioni cutanee maggiore rispetto a quella osservata in persone di 70-80 anni che non utilizzano lettini abbronzanti.
In altre parole, l’età genetica della pelle dei giovani frequentatori dei centri abbronzanti risulta precocemente invecchiata, esponendoli a un rischio aumentato e anticipato di sviluppare neoplasie cutanee.
Uno studio su oltre 32.000 pazienti dermatologici
Per arrivare a questi risultati, il team ha analizzato i dati medici di oltre 32.000 pazienti dermatologici, valutando:
- frequenza di utilizzo dei lettini abbronzanti,
- storia di esposizione al sole e scottature,
- presenza di familiarità per melanoma.
Sono stati inoltre analizzati campioni di pelle prelevati da 26 donatori, con il sequenziamento genetico di ben 182 cellule epiteliali. Il focus è stato posto in particolare sulla regione lombare, un’area che generalmente riceve poca esposizione solare naturale ma è frequentemente irradiata nei lettini UV.
La pelle dei lettini: “seminata” di mutazioni
Secondo il Prof. Shain, “la pelle degli utilizzatori dei lettini abbronzanti è disseminata di cellule con mutazioni note per portare al melanoma.” Queste alterazioni rappresentano una “firma genetica” del danno da radiazioni UV artificiali.
Le mutazioni osservate sono legate principalmente a geni coinvolti nella regolazione del ciclo cellulare, della riparazione del DNA e dell’apoptosi — meccanismi chiave nel controllo dell’insorgenza tumorale.
La minaccia invisibile delle radiazioni UV artificiali
I raggi ultravioletti (UV) emessi dai lettini abbronzanti sono chimicamente identici a quelli solari, ma la loro intensità può essere anche 6-10 volte superiore rispetto alla radiazione naturale in pieno sole. Questo porta a un’accelerazione esponenziale delle mutazioni cellulari, soprattutto in contesti di esposizione frequente e prolungata.
Lettini abbronzanti: una tecnologia classificata come cancerogena
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) classifica da anni i lettini abbronzanti nella categoria 1 dei cancerogeni, la stessa di agenti come il fumo di sigaretta e l’amianto. Tuttavia, in molti Paesi — inclusi gli Stati Uniti — l’uso di lettini abbronzanti è ancora legale e diffuso, in particolare tra le donne giovani, che costituiscono la principale fascia d’utenza.
Melanoma: pochi numeri, alto impatto
Sebbene rappresenti solo circa l’1% dei tumori cutanei, il melanoma è responsabile della maggior parte dei decessi legati ai tumori della pelle. Secondo l’American Cancer Society, ogni anno oltre 11.000 persone negli USA muoiono di melanoma, la maggior parte delle quali per esposizione ai raggi UV, sia naturali sia artificiali.
Una correlazione diretta con l’uso dei lettini
Numerosi studi epidemiologici mostrano una correlazione tra uso di lettini e incidenza di melanoma, soprattutto tra i giovani. L’attuale ricerca non solo conferma tale legame, ma lo approfondisce a livello molecolare, dimostrando che le mutazioni sono già presenti molti anni prima della comparsa clinica del tumore.
Non si torna indietro: le mutazioni sono permanenti
Un punto critico sottolineato dai ricercatori è che una volta che una mutazione genetica si verifica, non è reversibile. Il danno è permanente, e ogni mutazione in più aumenta il rischio cumulativo di trasformazione neoplastica delle cellule.
La prevenzione primaria, in questo caso, assume un ruolo centrale. Come evidenzia il dott. Shain: “L’unico modo per ridurre il rischio è limitare il numero totale di mutazioni evitando le esposizioni evitabili, come i lettini UV.”
Prevenzione e politiche sanitarie: la necessità di un cambio culturale
Il dato scientifico appare chiaro, ma la realtà culturale fatica ad adeguarsi. Nonostante l’evidenza dei rischi, l’abbronzatura artificiale continua a essere percepita come segno di bellezza e benessere, soprattutto in determinati contesti sociali e anagrafici.
Numerosi Paesi, tra cui Australia, Brasile e molti stati europei, hanno vietato l’uso di lettini abbronzanti ai minori o ne hanno regolamentato fortemente l’impiego. Tuttavia, in altri Paesi — come gli Stati Uniti — la normativa è più permissiva, e il marketing del settore rimane attivo e ben radicato.
Educazione e screening precoce: gli strumenti più efficaci
In assenza di un divieto totale, l’educazione sanitaria gioca un ruolo fondamentale:
- Sensibilizzare sui rischi genetici precoci, anche tra i giovanissimi;
- Promuovere controlli dermatologici periodici, soprattutto in soggetti con familiarità per melanoma o con un passato di esposizioni intense ai raggi UV;
- Favorire l’adozione di alternative cosmetiche all’abbronzatura artificiale, come i cosmetici autoabbronzanti di nuova generazione, privi di raggi UV.
Quando l’estetica danneggia il genoma
La nuova ricerca pubblicata da UC San Francisco e Northwestern University offre un’evidenza genetica concreta dei danni precoci provocati dall’abbronzatura artificiale. I giovani che usano abitualmente i lettini abbronzanti presentano un’accumulazione accelerata di mutazioni genetiche cutanee, molto più pronunciata rispetto ai coetanei o anche rispetto a individui molto più anziani.
Queste mutazioni possono restare silenti per anni, ma rappresentano il primo passo verso l’evoluzione neoplastica. La prevenzione, in questo ambito, diventa non solo una raccomandazione, ma un imperativo clinico e sociale.
In un’epoca in cui la medicina molecolare permette di misurare l’età genetica dei tessuti, appare sempre più evidente che l’aspetto esteriore può celare un processo degenerativo invisibile ma profondamente impattante.
