Allerta nei supermercati: cibo contaminato dalle radiazioni | Questi alimenti vanno evitati: sono come piccole bombe atomiche

Supermercato e radiazioni (Depositphotos foto) - www.biomedicalcue.it
Cresce la preoccupazione per la sicurezza alimentare: ritirati prodotti contaminati da isotopi radioattivi venduti in grandi catene.
Negli ultimi tempi sembra che parlare di sicurezza alimentare sia diventato quasi… inevitabile. Un tema che prima sembrava riguardare solo esperti e addetti ai lavori, adesso finisce sempre più spesso tra le notizie che ci scorrono davanti ogni giorno.
Il punto è che, anche quando l’aspetto di un cibo sembra del tutto normale, il vero problema può essere invisibile. Parliamo di contaminazioni che non lasciano tracce visibili ma che possono fare davvero male, ecco.
A rendere la cosa ancora più spinosa c’è il fatto che gran parte dei prodotti che troviamo al supermercato arriva da lontano. E per “lontano” si intende proprio migliaia di chilometri. Questo ovviamente complica tutto, perché più lunga è la filiera, più diventa difficile capire dove qualcosa è andato storto. I controlli ci sono, certo, ma non sempre riescono a intercettare i problemi in tempo.
Poi ci sono quei casi in cui tutto parte da una semplice segnalazione, magari una dogana che si accorge di qualcosa che non va. Il problema è che, quando un prodotto è già stato distribuito su larga scala, bloccarlo è un’impresa. E intanto le persone lo comprano, lo portano a casa, lo mangiano.
Un pericolo importante
Insomma, il rischio che qualcosa sfugga c’è sempre. In mezzo a questo contesto già piuttosto incasinato, è saltata fuori una nuova situazione piuttosto preoccupante. Un caso vero, concreto, che ha fatto muovere diverse autorità in fretta.
Sembrava che tutto si limitasse ai crostacei, ma no. A settembre salta fuori un altro prodotto positivo al cesio-137: un campione di chiodi di garofano, anche questo proveniente dall’Indonesia, esportato da un’altra azienda — la PT Natural Java Spice. Una coincidenza? Non proprio, ma nemmeno una connessione certa: gli stabilimenti coinvolti si trovano a quasi mille chilometri di distanza l’uno dall’altro. Ma vediamo la situazione nel dettaglio.
La scoperta che ha spiazzato tutti
Tutto è cominciato, per quanto ne sappiamo, ai primi di agosto. L’agenzia doganale degli Stati Uniti (la US Customs and Border Protection) ha intercettato tracce di cesio-137 — sì, proprio un isotopo radioattivo — in alcuni container che arrivavano dall’Indonesia. Dentro c’erano gamberi, spiedini congelati e altre prelibatezze destinate ai supermercati americani. Da lì in poi si è messo in moto un meccanismo di controlli e analisi a catena.
La FDA, che si occupa di sicurezza alimentare negli USA, ha confermato la contaminazione in un lotto di gamberi panati. E a quel punto sono partiti i richiami: oltre 70 tonnellate di prodotti ritirati dal mercato. Walmart, Kroger e altre grandi catene hanno tolto dagli scaffali tutto il possibile. Il fornitore? Sempre lo stesso: la PT Bahari Makmur Sejati, che solo nel 2025 ha esportato negli USA qualcosa come 38mila tonnellate di gamberi.
Come riporta Il Fatto Alimentare, la contaminazione potrebbe arrivare da un sito industriale vicino a uno degli impianti di lavorazione, nei pressi di Giacarta. L’agenzia nucleare indonesiana avrebbe confermato la presenza dell’isotopo nell’area. Ma ci sono altre ipotesi in ballo: strumenti medici smaltiti male, container contaminati, camion… insomma, la questione è tutt’altro che chiusa. Al momento, però, non risultano segnalazioni in Europa (lo conferma anche il sistema di allerta rapido RASFF), e speriamo vivamente che resti così.