“Tu sei troppo ottimista”, “Colpa del mio cervello”: ora un semplice esame medico svela la tua natura | Lo fanno tutti i giorni milioni di italiani
Lo dice la scienza (depositphotos.com) - www.biomedicalcue.it
Un’indagine dimostra che l’ottimismo ha basi concrete: abbiamo la propensione a guardare il mondo in modo positivo o negativo?
L’essere umano ha sempre cercato di comprendere perché certi soggetti vivano la vita con entusiasmo e una fermezza senza pari, mentre altri si concentrano maggiormente sugli aspetti più sfavorevoli e complessi dell’esistenza.
Nel corso della storia, filosofi, psicologi e scienziati hanno provato a chiarire le origini dell’ottimismo e del pessimismo, spesso individuando queste inclinazioni in fattori legati all’educazione, alla società o all’ambiente circostante.
Oggigiorno, tuttavia, le scienze offrono una visione intrigante: la tendenza a vedere il bicchiere come mezzo pieno o mezzo vuoto non sarebbe solo il risultato dell’esperienza o della cultura, ma anche di specifiche strutture e funzioni del cervello.
Grazie a strumenti diagnostici sempre più avanzati, possiamo ora esplorare i meccanismi cerebrali e scoprire quanto la nostra predisposizione caratteriale sia legata a queste funzioni, fornendo una prospettiva scientifica su un tratto che spesso consideriamo esclusivamente personale.
Lo studio cardine
Come riportato dal quotidiano La Repubblica, uno studio recentemente pubblicato sul PNAS ha evidenziato che l’ottimismo non è solo questione di mentalità, ma ha fondamenti reali nell’attività del cervello. Attraverso l’uso della risonanza magnetica funzionale, i ricercatori hanno identificato alcune aree cerebrali – in particolare la corteccia prefrontale e il sistema limbico – che mostrano una maggiore attivazione in coloro che tendono a vedere gli eventi in modo positivo. L’analisi ha rivelato che queste persone attivano in modo più efficiente i circuiti neurali responsabili della regolazione delle emozioni e della resilienza allo stress.
Questi esami, che oggi vengono effettuati quotidianamente da milioni di italiani per vari motivi diagnostici, possono quindi fornire anche un’immagine più personale della personalità. Non si tratta ovviamente di un test della personalità in senso stretto, ma di un’indicazione che collega la sfera psicologica a quella fisiologica.
Non solo un’opzione
L’ottimismo, lungi pertanto dall’essere una semplice opzione mentale, pare manifestarsi come risultato di un equilibrio neurobiologico, in grado di influenzare non solo il nostro stato d’animo, ma anche la salute complessiva. Infatti, ricerche dell’Università di Birmingham dimostrano che gli individui ottimisti tendono a godere di migliori condizioni cardiovascolari e immunitarie, oltre a vivere mediamente più a lungo.
Le ripercussioni di questa scoperta non si limitano alla ricerca accademica, ma aprono anche a interessanti opportunità applicative nel campo clinico e terapeutico. Comprendere il funzionamento del cervello legato all’ottimismo potrebbe, per esempio, aiutare a sviluppare strategie di supporto per coloro che hanno difficoltà a gestire emozioni negative o che soffrono di disturbi d’ansia o depressione. Si delinea così una nuova integrazione tra neuroscienze e psicologia, in grado di arricchire i metodi di intervento per il benessere psicologico.