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“Tanti batteri quanto nelle feci”: allarme del Ministero della Salute per questo oggetto | Lo metti ogni giorno nei piatti e stai malissimo

Batteri (Depositphotos foto) - www.biomedicalcue.it

Batteri (Depositphotos foto) - www.biomedicalcue.it

Lo usi ogni giorno in cucina, ma può contenere più batteri delle feci: ecco perché rischia di farti stare peggio del previsto.

In cucina c’è un oggetto che si dà praticamente per scontato. Sta lì, sempre a portata di mano, lo usiamo in continuazione e… quasi mai ci pensiamo davvero. Eppure, secondo chi ne sa, potrebbe nascondere più insidie di quanto si creda.

La verità è che molte delle nostre abitudini “pulite” non sono poi così perfette. Anzi, in alcuni casi rischiano di fare peggio. Capita spesso che certi gesti, tipo “lo uso ancora un po’, tanto sembra ancora buono”, finiscano per peggiorare la situazione. E in casa, dove tutto ruota attorno a ciò che mangiamo e a come lo prepariamo, i dettagli contano eccome.

Chi cucina o comunque si occupa di tenere in ordine lo sa: c’è da impazzire. Eppure, proprio in mezzo a tutto questo, qualcosa ci sfugge sempre. È quel piccolo oggetto che passa inosservato ma che entra in contatto con tutto, sempre. Ed è lì che, secondo alcuni medici, può nascere un vero e proprio problema. Anzi no, un accumulo.

In questi anni si parla tanto di igiene alimentare, sicurezza in cucina, attenzione ai batteri. Ma spesso ci si dimentica di guardare un po’ oltre la superficie. Perché a volte il problema non è nel cibo, ma in ciò che usiamo per pulirlo. E sì, lo so che suona strano, però — a detta degli esperti — non è affatto uno scherzo.

Cosa hanno scoperto alcuni esperti

Matteo Bassetti, il medico infettivologo, ha pubblicato un video piuttosto diretto su Facebook, come riporta Today.it. Dopo aver messo in guardia le persone sulle borracce non lavate (diceva che potevano contenere più batteri di un bagno pubblico), adesso ha un nuovo bersaglio. E no, non è una cosa rara. Anzi, probabilmente ce l’hai proprio adesso nel lavello.

Nel video fa vedere due spugne: una bella nuova e una… diciamo vissuta. La differenza, dice lui, non è solo estetica. Quelle vecchie diventano in poco tempo una specie di “condominio di batteri”. A supporto della sua tesi, Bassetti cita una ricerca tedesca fatta su 14 spugne domestiche. Dentro c’erano batteri come Moraxella e Serratia — che non solo fanno male, ma sono anche responsabili di quell’odore tremendo che conosciamo tutti. Sai, quello di “refrescume” (sì, esiste davvero come parola). La parte più scioccante?

Spugnetta per i piatti (Depositphotos foto) - www.biomedicalcue.it
Spugnetta per i piatti (Depositphotos foto) – www.biomedicalcue.it

La quantità di batteri che non ti aspetti (e cosa fare sul serio)

Quella arriva quando Bassetti dice quanti batteri si trovano in una spugna usata. “Quasi dieci volte la popolazione della Terra”, spiega. No, non è un modo di dire. Parliamo di miliardi di batteri. “Una concentrazione così alta di batteri la troviamo soltanto nelle feci”, aggiunge. E no, purtroppo non basta bollirle o spruzzarci sopra qualche disinfettante. I batteri restano lì, ben aggrappati.

Quindi, che si fa? La risposta è piuttosto netta: dopo una settimana, la spugna va buttata. Fine. Anche se sembra ancora buona. Anche se “l’ho sciacquata bene”. Il consiglio è chiaro, diretto e — diciamolo — un po’ fastidioso, soprattutto per chi odia gli sprechi. Ma se l’alternativa è passarsi i batteri a tavola… meglio evitare.