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Stai a casa due anni e non ti possono licenziare: ti basta questo CERTIFICATO MEDICO | La nuova legge inchioda i datori di lavoro

Visita dal medico e lavoro (Depositphotos foto) - www.biomedicalcue.it

Visita dal medico e lavoro (Depositphotos foto) - www.biomedicalcue.it

Una nuova legge tutela i lavoratori che devono allontanarsi dal lavoro: fino a 24 mesi di assenza garantita senza perdere il posto.

Quando si parla di lavoro e “pausa” forzata, si entra sempre in un campo complicato. Queste persone spesso non devono affrontare solo una battaglia per la propria salute, ma anche quella — forse più silenziosa — per tenersi stretto il posto. Il lavoro non è solo uno stipendio a fine mese, ma è anche indipendenza, identità, stabilità. E perderlo può essere un colpo durissimo.

In questi casi, la parola chiave è “tutela”. Ma tutelare davvero vuol dire anche capire che i tempi di recupero non sono mai uguali per tutti. C’è chi riesce a rientrare in pochi mesi, altri invece no. E finché la legge ti lascia scoperto dopo un certo limite, la paura di essere lasciati a casa resta sempre lì, sotto pelle. Una preoccupazione in più, proprio quando già tutto è pesante.

Negli ultimi anni se n’è parlato parecchio, anche perché la medicina ha fatto passi avanti enormi. Ci sono malattie che un tempo non lasciavano scampo e che oggi diventano croniche, gestibili. Tante persone convivono per anni con una diagnosi seria, lavorando, viaggiando, vivendo. Ma non sempre il sistema è pronto a riconoscere questa nuova realtà. Servono regole più flessibili, eque, umane.

Poi c’è il tema, mai davvero affrontato fino in fondo, della discriminazione. Sì, perché chiedere un permesso per fare una TAC o altro non è sempre ben visto. In certi ambienti può bastare poco per diventare un “problema” per l’azienda. E lì capisci che curarsi rischia di diventare un lusso. Qualcosa non torna, no?

Le implicazioni e i limiti della nuova legge

Ma ora si prefigurano nuovi scenari, tra cui un ampliamento a due anni. Durante quei 24 mesi però il lavoratore non potrà svolgere altri impieghi — nemmeno saltuari — e non riceverà uno stipendio. Un vincolo che diverse associazioni contestano. Secondo Il Sole 24 Ore, la legge è stata comunque salutata come un buon punto di partenza da molte realtà come FAVO o Salute Donna. Ma — e qui viene il ma — c’è ancora tanta strada da fare.

Le richieste ci sono: più ore di permesso, possibilità di mantenere attività accessorie, comunicazione obbligatoria della scadenza del comporto. Tutte cose che oggi restano fuori, o peggio, sono affidate a ordini del giorno che “impegnano il Governo” ma non hanno valore concreto. In fondo, come dicono le associazioni, la legge ha partorito un… topolino, partendo da un’idea molto più grande. Ma in cosa consiste nello specifico e a chi è rivolta?

Uomo malato (Depositphotos foto) - www.biomedicalcue.it
Uomo malato (Depositphotos foto) – www.biomedicalcue.it

Un diritto alla cura senza rinunciare al lavoro

Con il disegno di legge 1430 — approvato senza modifiche dal Senato — si cambia registro. I lavoratori con tumori o malattie croniche e invalidanti, con almeno il 74% d’invalidità, potranno restare a casa fino a due anni, senza perdere il posto. Non è una pausa retribuita, certo, ma è un diritto garantito. E non è poco.

C’è anche la possibilità di “recuperare” questo tempo dal punto di vista pensionistico, versando volontariamente i contributi mancanti. E non finisce qui: la legge prevede 10 ore in più all’anno di permesso per visite ed esami, con semplice prescrizione del medico curante o dello specialista. E se al rientro il tipo di lavoro lo consente, chi ha usufruito del congedo avrà anche la priorità per il lavoro da remoto. Tutto questo partirà da gennaio 2026.