Un nuovo virus sta mutando: allarme dal Ministero della Salute | In poche settimane saremo di fronte ad una pandemia

Virus letale (Depositphotos foto) - www.biomedicalcue.it
Cresce di molto la preoccupazione tra gli esperti per l’evolversi di un agente patogeno finora poco considerato.
Negli ultimi anni ci siamo abituati a sentir parlare di virus, varianti, e mutazioni genetiche. Eppure, ogni volta che un agente patogeno inizia a cambiare forma — o meglio, struttura genetica — qualcosa dentro di noi si irrigidisce. Le epidemie non si annunciano mai in anticipo, e spesso partono silenziose, passando inosservate finché è troppo tardi per fermarle.
Le infezioni che saltano dagli animali all’uomo, chiamate zoonosi, sono particolarmente insidiose. Succede sempre così: il virus circola a lungo tra animali, muta, poi un giorno fa quel salto di specie — e lì cominciano i guai.
È difficile prevedere quando, ma i segnali ci sono quasi sempre. Solo che, spesso, vengono ignorati. Gli scienziati — non tutti, ma una buona parte — da tempo mettono in guardia contro il rischio di nuove pandemie. E no, non si tratta di allarmismo.
Sono dati, osservazioni, pattern che si ripetono. Il problema? Le reazioni istituzionali arrivano quasi sempre in ritardo, quando il virus ha già avuto tutto il tempo di fare il suo corso. A quel punto, le contromisure diventano rincorse.
Prestare attenzione
Nel frattempo, si parla di piani, strategie, rafforzamento della biosicurezza. Tutte cose giuste, ovviamente. Ma la verità è che le decisioni si prendono in emergenza, raramente prima. Eppure basterebbe poco — cioè, non poco nel senso economico, ma in termini di volontà politica e organizzativa — per anticipare la crisi, invece che subirla.
Il punto critico, secondo gli esperti, è che basta poco — o meglio, una serie di coincidenze virologiche — perché il virus cambi marcia. E se ciò dovesse accadere, ci potremmo trovare nel bel mezzo di una nuova emergenza globale. Non è una previsione catastrofista, è una possibilità reale.
Nuova emergenza sanitaria
Come riporta anche Leggo, negli Stati Uniti e in Canada la situazione ha preso una piega seria. Da tre anni — cioè dal 2022 — l’influenza aviaria ad alta patogenicità ha colpito duramente gli allevamenti: più di 168 milioni di polli e tacchini abbattuti. Una cifra enorme. E non si tratta solo di animali, ma di un ecosistema sanitario fragile che rischia il collasso. Il Global Virus Network ha puntato il dito contro l’inazione dei governi, prima Trump e poi Biden, chiedendo una risposta unitaria a livello internazionale.
Secondo Marion Koopmans — virologa olandese, esperta del settore, che lavora all’Erasmus Medical Centre — per ora non ci sono prove di trasmissione tra esseri umani. Ma, e qui sta il nodo, se il virus continua a circolare tra i mammiferi, potrebbe mutare abbastanza da iniziare a passare da persona a persona. E a quel punto, sì, lo scenario cambierebbe drasticamente. L’ha detto lei in un articolo pubblicato su Lancet.